Cardellino in evidente stato di indisposizione - Foto dalla reteGentile Signor Francesco Chieppa,
sono Leonardo, un ragazzo di 26 anni di Foggia. All'età di 10-11 anni iniziai ad allevare fringillidi (oltre a tanti altri animali). I primi anni purtroppo commettevo tanti errori, ma dall'età di 14-16 anni riuscivo ad ibridare le canarine con diverse specie di uccelli indigeni (Verdoni, Verzellini, Cardellini). In seguito, purtroppo, causa trasferimento, dovetti regalare tutti i miei cinquanta uccellini e dimenticai per qualche anno questa mia passione.
Recentemente ho finalmente ripreso dei fringillidi (2 maschi di cardellino major, 1 "incardellato", 1 coppia di cardellini ancestrali). Mi mancano ancora due femmine di cardellino major che nella mia zona non riesco a procurarmi.
Avrei bisogno del suo aiuto, poichè nei miei ricordi non c'è una patologia simile a quella che le sto per descrivere. Ho un maschio di cardellino major con una forma un pò strana, Presenta l'addome abbassato come se fosse una cagna che ha le mammelle appese dopo molti parti e allattamenti. In sostanza, le piume dell'addome e la pelle stessa sfiorano quasi il posatoio, quando il soggetto è a riposo sulla bacchetta.
Ho preso in mano l'uccellino per controllarlo da vicino, ed il probema, per quanto la mia cultura mi permette di spiegare, è il seguente: la pelle che va dalla fine dello sterno sino alla cloaca, è gonfia, come se contenesse aria o un liquido. C'è un pò di grasso sotto l'addome, ma non credo sia solo grasso, è come se l'uccellino fosse stato gonfiato con dell'aria o del liquido.
Il rigonfiamento si estende per tutto l'addome del pennuto. Il cardellino mangia e beve regolarmente tutto quello che gli offro, è vispo e canta. I volatili di recente acquisto, sono in mio possesso da circa un mese e la loro alimentazione è costituita da misto classico assortito con quattro semi più perilla, lattuga, cardo; cicoria fresca ogni tre giorni, capolini verdi di ortica, un pò di carota, zucchina e mela a piccoli pezzi, una volta a settimana, con l'integrazione di vitamine, due giorni a settimana, ed una larva della farina a settimana, poi grit ed osso di seppia non mancano mai in gabbia.
Le gabbie sono alloggiate all'esterno, fissate ad una parete all'altezza di tre metri dal suolo, sotto una protezione offerta dal balcone dell'appartemanto sovrastante il mio. Sono esposte ai raggi diretti del sole dall'alba alle ore 10:00 del mattino, mentre per il resto della giornata c'è luce e fresco.
Spero che da quanto le scrivo riesca a comprendere di cosa possa trattarsi e possa suggerirmi come risolvere il problema. La ringrazio tanto tanto. Cordiali saluti.
Lettera FirmataRispostaGentile Lettore,
da quanto mi descrive, ho motivo di ritenere che il suo cardellino major accusi la rottura di un sacco aereo addominale. Le riporto pertanto la risposta fornita ad un quesito analogo al suo, postato in questa rubrica da altro Lettore a gennaio 2004.
L'apparato respiratorio degli uccelli, è strutturato in modo più complesso di quello dei mammiferi e consta, oltre che di trachea, bronchi e polmoni, di alcune esili ed ampie diramazioni bronchiali, in guisa di vere e proprie appendici sacciformi di aspetto trasparente, costituite da un epitelio squamoso semplice che poggia su tessuto connettivo: i Sacchi Aerei.
Gi uccelli sono dotati di 9 sacchi aerei: 1 interclavicolare, 2 cefalici (o cervicali), 2 paia di toracici (anteriore e posteriore), 1 paio di addominali.
Detti sacchi aerei sono in comunicazione con le ossa degli uccelli dette "pneumatiche" e strutturate con attinenza alla funzone fisiologica del volo. La funzione dei sacchi aerei è quella di intervenire nella dinamica e fisiologia respiratoria, potenziando gli scambi gassosi e l'ematosi (ossigenazione del sangue), in organismi con attività metaboliche molto spinte ed altrettanto rapide ed intense sintesi ossidative.
La rottura di uno o più sacchi aerei, con conseguente infiltrazione del loro contenuto gassoso nei tessuti circostanti, può essere la conseguenza di infezioni respiratorie discendenti dalle prime vie aeree, con successivo interessamento dei sacchi aerei (aerosacculiti), traumi, fratture ossee complicate da processi batterici (infezioni ascendenti, in considerazione dei rapporti di continuità dei sacchi aerei con le ossa degli uccelli).
La terapia consiste per solito in somministrazione di antibiotici - utilizzando frmaci ad ampio spettro - somministrati soprattutto per aerosol, in quanto l'epitelio dei sacchi aerei risulta scarsamente irrorato e le terapie sistemiche possono non conseguire l'effetto risolutivo desiderato.
Qualora l'infiltrazione gassosa dei tessuti peri e sottocutanei dovesse essee molto cospicua, è possibile alleviare la condizione del pennuto, evacuando delicatamente il gas mediante aspirazione con siringa sterile. Sia l'intervento decompressivo di aspirazione che la terapia antibiotica specifica, per aerosol e/o sistemica, sono di esclusiva pertinenza del medico veterinario specialista.
Pertanto Leonardo, non mi resta che consigliarle di interpellare con sollecitudine un medico veterinario esperto di medicina aviare. Con i migliori saluti, cordialità.
Francesco ChieppaEstratto da "Uccelli" - Giugno 2005Vetrina Amazon Ornitologia
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