Navigando online ho trovato questo scritto molto interessante del Dott. Giovanni Canali, in tema di diritti degli animali. La posizione espressa da Giovanni Canali in tema di animalismo mi sembra suscettibile di interesse e di dibattito. Certamente potrà suscitare degli spunti di confronto e discussione, ci auguriamo interessanti, tra i nostri lettori. Mi auguro chi ci segue voglia intervenire per dire la sua, mi piacerebbe se gli spunti di dibattito su questioni etiche e culturali che investono il nostro mondo amatoriale prendessero piede. Al limite potremmo creare una nuova sezione di dibattito in forum.
La nota del Dott. Giovanni Canali è estratta dal sito web della associazione ornitologica di Parma:
http://www.adop-parma.com/contenuto/sui-diritti-degli-animali.
Buona lettura ed auspicabile discussione.Ho letto e sentito molto sui diritti degli animali e argomenti di segno diverso, con posizioni diverse.
Sulle posizioni molto animaliste ho qualche timore. Non molto sulle spinte verso il vegetarianismo e l’ostilità verso l’uccisione di animali a scopo alimentare, del resto che la dieta esclusivamente vegetariana non sia consigliabile, specialmente per i bambini, lo dicono quasi tutti i nutrizionisti e non credo che questa tendenza ancorché sostenuta anche da filosofi, abbia possibilità di molto credito.
Anche troppo facile l’argomento che è naturale anche fra gli animali il cibo animale e l’uomo è un onnivoro. Penso semmai che meglio di divieti irraggiungibili sarebbero utili ulteriori regole a tutela degli animali negli allevamenti, purché logiche e suggerite da veri esperti.
Diverso il caso della sperimentazione animale che è fortemente osteggiata e viene propagandata la necessità di proibirla, tendenza che sta facendo proseliti. Il danno alla ricerca scientifica sarebbe grave. Si potrebbero prospettare una clandestinità o vantaggi per gli Stati che non l’applicassero. Molto meglio regole precise e tutelanti, che una clandestinità senza controlli.
Fra l’altro i detrattori della sperimentazione animale sostengono la non trasferibilità dei risultati sull’uomo. Cosa per altro parzialmente vera, dipende dai casi, ma questa parzialità è ben nota e i ricercatori qualificati ne tengono ben conto; ma dimenticano l’applicabilità alla stessa specie.
La ricerca la fanno anche: veterinari, biologi, ecc… non solo i medici.
In altri termini una sperimentazione: ad esempio sul coniglio, non è detto che si possa utilizzare sull’uomo totalmente o parzialmente, ma sul coniglio si. Sostengo invece e con convinzione la necessità di vietare la caccia, che in effetti non è sostenibile e ha già prodotto troppi danni alla natura.
Non ritengo lecito uccidere senza necessità, la caccia è lecita per una tribù primitiva che deve nutrirsi, non per l’uomo moderno che non ne ha il bisogno e dispone di mezzi micidiali.
L’abbattimento di animali selvatici autoctoni lo ritengo lecito solo per legittima difesa o quando una specie va in eccesso a causa dello squilibrio ecologico.
Diverso il caso di specie alloctone che possono produrre danni anche molto gravi da valutare caso per caso, sempre da parte di esperti veri (noti i casi dello scoiattolo grigio americano, della nutria ed altri ancora).
Quanto allo specismo di cui a volte si parla, ritengo si debba pur dire, che lo specismo è giustificato, almeno sotto certi aspetti.
Non vi è alcun dubbio che la nostra specie sia incomparabilmente superiore sul piano dell’intelligenza a tutte le altre. Questa superiorità, tuttavia non giustifica affatto abusi, semmai ci conferisce responsabilità maggiori.
Problemi specistici potrebbero esserci se il nostro parente, Homo neanderthaliensis, specie diversa, ma affine, appartenente al nostro stesso genere, non si fosse estinto. L’Homo sapiens (noi) era più intelligente, gli studi sui crani, non ammettono dubbi, ma il Neanderthal era certo molto superiore alle altre specie e non così lontano da noi, che farne? Ho letto, diversi anni fa un interessante articolo su questo tema che faceva varie ipotesi, ma non vado oltre, lascio spazio alla fantasia del lettore.
Oggi c’è dibattito sugli scimpanzé e i bonobo, ai quali taluni vorrebbero estendere certi diritti fondamentali. Non credo tuttavia che queste richieste siano abbastanza fondate, né che abbiano molte probabilità di essere accettate. Sempre di animali si tratta, ancorché di relativamente notevole intelligenza ed a noi sistematicamente e geneticamente vicini.
Un aspetto discutibile è quello di carattere giuridico, con riflessi filosofici, sulla tutela degli animali.
Anni or sono, in generale, ed in Italia ancora oggi, in effetti gli animali non erano e non sono tutelati dal diritto direttamente. Se sanzioni c’erano e ci sono, è perché i maltrattamenti agli animali possono turbare i consociati umani. Oggi però nel diritto fa capolino un principio nuovo, con qualche base filosofica, e cioè la tutela dell’animale in quanto “essere senziente”.
È il trattato di Lisbona del 2004 che all’art. 13 usa il termine “esseri senzienti” e quindi degni di protezione da parte del diritto in quanto tali. Anche se altri (magistrati, polizia, ecc..) dovranno intervenire per la tutela dell’animale e non si dovrà aspettare la richiesta dell’animale stesso, poiché non in grado di farla.
Questa novità potrà non piacere a tutti, ma ad alcuni si. A me non dispiace; non ho mai condiviso il concetto precedente. Semmai sarebbe bene non eccedere con le tutele; gli eccessi, per quanto sostenuti in buona fede e con buone intenzioni, sono sbagliati e controproducenti. Il fatto poi, che gli animali non si rendano conto della considerazione e della tutela a loro accordata, è irrilevante; infatti siamo noi a rendercene conto e a sentirne il dovere morale.
Vorrei dire inoltre che ritengo immorale che un animale possa essere proprietario di qualcosa, sia pure indirettamente, poiché negli stati ove è possibile, bisogna ricorrere a persone giuridiche oppure fondazioni create per la bisogna, a seconda dell’ordinamento giuridico interessato.
Anni fa mi è capitato di leggere di animali che hanno ereditato dei beni da eccentrici proprietari statunitensi. Non so se in tutti gli Stati U.S.A. la legge lo consenta; comunque ritengo sia profondamente errato.
In Italia si può costituire un onere a carico del legatario o dell’erede, a favore di animali, aspetto più accettabile, anche se discutibile.
Il mio pensiero è che gli animali debbano essere rispettati come tali. Ritengo grave errore umanizzarli, va anche a loro danno. Basta pensare a certi cagnetti infiocchettati che non vivono secondo la loro natura.
Sono contrario anche ad avere animali imprintati che non hanno consapevolezza della propria specie e non sono più idonei alla riproduzione, forse pensano di essere uomini riusciti male…
Se una persona che vive sola si affeziona ad un animale da compagnia, i famosi pet, va bene, secondo me però, non va bene se l’animale diventa il sostituto di una compagnia umana e parificato ad essa.
Per quanto concerne l’allevamento amatoriale ho sempre sostenuto che gli animali vadano trattati benissimo. Chi non è in grado di farlo deve rinunciare ad averne. Non a caso, pur essendo allevatore amatoriale molto impegnato, non ho mai fatto proselitismo; infatti è bene che allevi solo chi è veramente motivato e convinto. Non ritengo opportuno indurre qualcuno a farlo; potrebbe stancarsi e maltrattare gli animali.
Per lo stesso motivo sconsiglio anche di regalare animali, a meno che non si sia ben certi che siano proprio graditi e quelli graditi. Questo pensiero non mi ha impedito di essere sempre stato disponibile e ben lieto di mettere a disposizione dei giovani allevatori, già convinti di esserlo, tutto il mio sapere ed esperienza, dal più piccolo espediente alla più complessa teoria, comportandomi come un classico mentore.
Quando insegno qualcosa, prima penso all’interesse dell’animale allevato, poi a quello dell’allevatore, che peraltro non devono essere in contrasto, in un allevamento specialmente se amatoriale, quando è ben inteso.
Giovanni Canali