Coppia di Agapornis taranta - Foto da WikipediaEgregio Sig. Chieppa,
sono un allevatore amatoriale di pappagalli. Le scrivo perchè ho il seguente problema. Periodicamente, ogni uno/due anni, mi muore un Agapornis taranta, senza in apparenza problemi particolari.
I miei Taranta sono sistemati in uno scantinato, insieme a Roseicollis e Fisher, però sono solo i Taranta a morire. I soggetti malati li ho trattati prima di morire con un antibiotico generico, in quanto due casi presentavano una piccola infezione in corrispondenza di un occhio.
In un caso ho fatto fare le analisi delle feci con esito negativo. In un altro caso ho fatto fare l'autopsia al soggetto morto, ma anche in quel caso l'esito è stato negativo.
Una volta l'anno tratto tutti i pappagalli con un Sulfamidico in via precauzionale contro la Coccidiosi, Salmonellosi, ecc.. A questo punto non so cosa fare ed attendo il suo competente consiglio.
Ringraziando, porgo distinti saluti.
Lettera FirmataRispostaGentile Lettore,
considerando che un tasso minimo di mortalità è fisiologico in ogni allevamento, lascia perplessi però il fatto che le muoiano solo gli Agapornis taranta e questo non può essere in linea con fattori naturali. Può essere che i Taranta siano da lei riprodotti in strettissima consanguineità, a differenza delle altre specie di Agapornis che alleva? O che magari il ceppo di Taranta sia meno vigoroso per caratteristiche genetiche dei suoi soggetti, rispetto alle altre specie che alleva? Ha provato con dei rinsanguamenti, a partire da qualche riproduttore acquistato da altri allevamenti non consanguinei al suo?
Le chiedo ancora, il materiale che ha sottoposto ad analisi di laboratorio era valido ai fini di un responso attendibile? Cioè sufficientemente fresco e provenienta da soggetti non trattati in precedenza con antibiotici e sulfamidici?
Perchè somministrare annualmente dei Sulfamidici contro patologie non diagnosticate e non acclarate? Sarebbe peferibile fare eseguire un esame annuale delle feci, anche due all'anno, a campione e sul 10% del numero totale di riproduttori che ha in allevamento, trattando in modo mirato e specifico solo in caso venissero diagnosticati dei patogeni.
I trattamenti poi con Sulfamidici vanno fatti seguire da una integrazione con Vitamina K, onde evitare l'insorgenza di emorragie.
I trattamenti cosiddetti "preventivi", non prevengono nulla, perchè i farmaci chemioantibiotici non sono vaccini e possono essere attivi solo in presenza dei germi specifici che sono in grado di contrastare.
I trattamenti "preventivi" indeboliscono i soggetti e promuovono la selezione di ceppi di patogeni resistenti ai farmaci inibenti, e quindi più aggressivi e patologici.
I trattamenti "preventivi" con farmaci antibiotici e sulfamidici, specie se somministrati per via orale, depauperano il microbiota intestinale, costituito da germi saprofiti cosiddetti "buoni", che contrastano le infezioni da parte dei germi patogeni.
Pertanto le consiglio, con l'aiuto di un medico veterinario aviare, di adottare un management di allevamento più dinamico, che comporti periodicamente uno screening dello stato di salute dei suoi volatili e consenta di intervenire con la dovuta e mirata energia, solo in caso di infezioni realmente presenti e diagnosticate.
Cordialità.
Francesco ChieppaEstratto da "Uccelli" - Giugno 2005