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salvare una cornacchia grigia
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Autore:  da Rivista Uccelli [ 11/05/2022, 14:36 ]
Oggetto del messaggio:  salvare una cornacchia grigia

Immagine

Cornacchia Grigia (Corvus cornix) - Foto dalla rete


Salve redazione,

mi chiamo Fabio e sono uno studente di medicina veterinaria dell'università di Parma. Un mio conoscente l'anno scorso ha trovato un piccolo di Cornacchia Grigia che si era apparentemente perso dai genitori ed avvicinato all'abitazione di questo signore.

Per paura che finisse in bocca a qualche gatto, ha deciso di prenderlo con sè. Oggi però l'animale non si presenta in buono stato fisco, infatti ha la rogna delle zampe ed è stato sottoposto a trattamento con Ivermectina diluita in glicole propilenico in percentuale di 1:9, pochi giorni fa.

Oltre a questo, presenta remiganti primare, secondarie, terziarie e penne timoniere completamente rovinate, per cui è impedito nel volo. La mia domanda è: le Cornacchie Grigie compiono una muta annuale completa per cui è conveniente aspettare, così da poter pensare ad un programma di recupero, ripresa la completa funzionalità?

Se no, esistono metodi per affrontare con successo il problema? Le chiedo inoltre consigli sul trattamento effettuato. La ringrazio anticipatamente. Cordiali saluti.

Lettera Firmata

Risposta

Gentile Fabio,

la muta totale del piumaggo per solito si compie al secondo anno di vita dei volatili (non per tutte le specie comunque), allorchè vengono rinnovate anche tutte le penne remiganti e timoniere. Pertanto se l'uccello ha già quasi due anni, conviene attendere il naturale compimento degli eventi, per evitare di traumatizzarlo estirpando a mano le tante penne rovinate. Considerando pure che attualmente, mi scrive, il corvide è affetto da una patologia parassitaria delle zampe che richiede certamente una lunga terapia con il farmaco che menziona.

Indagherei anche sulle cause predisponenti l'affezione da acari. Sappiamo infatti che la rogna è una patologia parassitaria che colpisce soprattutto animali immunodepressi e/o in preda a stati carenziali. Pertanto andrebbe valutato il tipo di alimentazione più idonea al volatile ed il suo stato clinico generale.

Un anno di vita trascorso in cattività, a stretto contatto con l'uomo, avrà poi decisamente imprintato la Cornacchia alla specie umana, e francamente considero in termini decisamente problematici una sua completa riabilitazione alla vita selvatica. Forse sarebbe il caso di sentire anche il parere di un centro di recupero della fauna selvatica, al fine di adottare la migliore strategia in grado di garantire un'affidabie reintroduzione del volatile in Natura.

Cordialità.

Francesco Chieppa

Estratto da "Uccelli" - Maggio 2005

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